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Autore Into the Wild - Sean Penn
Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 31-10-2007 09:50  
There is a pleasure in the pathless woods,
There is a rapture on the lonely shore,
There is society, where none intrudes,
By the deep sea, and music in its roar:
I love not man the less, but Nature more.


Inizia così, citando Gordon Byron, l'ultimo lavoro di Sean Penn, Into the wild, un piccolo gioiello apparso come d'incanto nel generale grigiore della seconda edizione della Festa del Cinema capitolina.
Penn ripercorre la storia e le vicende di Christopher McCandless, un giovane brillante laureato in scienze sociali, che decise di rifuggire dalle convenzioni di una vita familiare e sociale che non sentiva sua, per trasformarsi in Alexander Supertramp, il ‘Super Vagabondo', un affascinante, malinconico, ma anche esaltante viaggio per le strade americane. Su e giù per le steppe degli Stati Uniti, per i deserti dell'Arizona, con in testa un unico grande sogno: quello di poter raggiungere l'incontaminata Alaska, la sua natura priva dell'invadente impronta dell'orma dell'uomo, i suoi enormi spazi verdi.
Penn costruisce così il suo personalissimo viaggio on the road, fondandolo su un continuo rincorrersi tra piani temporali differenti. I mesi trascorsi in Alaska, vivendo in un furgone abbandonato e malconcio nel mezzo del nulla, in mezzo alle fatiche e agli stenti di una natura che il protagonista arriva a sentire "ancestrale, ostile all'essere umano", sono infatti un buon pretesto per ripercorrere idealmente le tappe della propria vita, senza soluzione di continuità, in un continuo rincorrersi di sensazioni,
rancori, rifiuti e recriminazioni, venato da un ultimo, sottile, rimpianto.
Chris va alla ricerca di un'utopica felicità attraverso il contatto con la natura estrema, la natura selvaggia del titolo. "Alaska, Alaska, Alaska". Una parola magica che ripete incessantemente lungo tutto il corso del film, quasi un esorcismo di convenzioni e sovrastrutture sociali che improvvisamente gli vanno strette. Eppure qualcosa manca, c'è la consapevolezza di una propria finitezza rispetto alla grandiosità mistica di una natura che non è ultimamente compagna. Nonostante il piacere iniziale, la gioia di una libertà senza limiti, una nota stonata, sfocata, non meglio definita, compare in tutti i passi dei quattro lunghi mesi di Chris in mezzo alle nevi. Nota che vien via via delineandosi nel corso dei flashback, ma senza didascalismi, con una leggerezza di tocco veramente sorprendente. È il lento riconoscimento di Chris dell'impossibilità di darsi la felicità da solo, la tremenda consapevolezza che tutta la libertà di cui può godere nell'immensa solitudine dell'incontaminato non regge il confronto con l'assoluta concretezza, con la verità di un rapporto umano. Sia esso il rapporto con la sorella, con un improvvisato datore di lavoro, con una coppia di antesignani hippy, o con un padre che ha sempre desiderato ma che non ha mai veramente avuto. "La felicità è reale solo quando condivisa", arriverà a scrivere quasi come un epitaffio sul suo sgangherato furgone.
Il tema della fuga, tema centrale della pellicola di Penn, si fonde e si completa con quello della ricerca, che si risolve senza sconti consolatori per il pubblico, in un finale duro e per nulla scontato. Il regista costruisce due ore e mezzo appassionanti, su una regia che trova sin dalle prime sequenze un giusto equilibrio tra classicismo e sperimentazione, e attraverso uno script che incede lento ma potente, che riesce ad affascinare e a coinvolgere nonostante la mancanza di un particolare dinamismo sulla scena. Un film solido e maestoso, non privo di piccole pecche, ma trascurabili, in virtù dell'altissima qualità tecnica e artistica che emerge dentro ogni piega di questa pellicola.

già pubblicata qui
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 31-10-2007 12:31  
la presenza in tuttocinema significa che il film sta per uscire???
ciao!

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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 31-10-2007 15:17  
non necessariamente

dovrebbe uscire, a quanto pare, verso fine novembre
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 31-10-2007 19:18  
maledetto,mi avevi illuso...
aspetterò impazientemente ancora allora.
ciao!

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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 07-12-2007 13:55  
finalmente c'è la data.dal 25 gennaio al cinema.
ciao!

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EliotNess

Reg.: 26 Mag 2007
Messaggi: 1296
Da: Villaurbana (OR)
Inviato: 25-01-2008 15:35  
Esce oggi nelle sale "Into the Wild", l'ultimo film di Sean Penn, tratto da una storia vera.

Lontano da una vita famigliare traumatica e dolorosa, fugge nel 1990 Christopher McCandless, un “laureato” ben più disperato ed estremo.
Impreparato emotivamente all’iter di un’esistenza convenzionale da seguire come un solco già tracciato, studi, lavoro, carriera e gestione di affetti vari, semplicemente si dilegua, sparisce, si annulla, distrugge le targhe dell’auto impantanata nel deserto del Nevada, brucia ogni documento o tessera, campa di lavoretti lungo le zone che batte a piedi, in autostop e sui treni, da est a ovest e poi a sud e poi a nord e poi sempre più a nord, verso la mitizzata, incontaminata, sconfinata e spopolata Alaska.
Preso il nome di Alexander Supertramp, per circa due anni vagherà libero “in un mondo come quello di oggi, dove su una mappa non ci sono più spazi vuoti, lasciando a casa tutte le mappe”, viaggiando in un territorio sconosciuto come la sua anima, per scoprire luoghi e sentimenti nascosti.
Come un romanzo picaresco, farà molti incontri, lungo la strada, quasi tutti positivi, anomali personaggi che vivono ai margini del Sogno Americano, che si sono scavati una nicchia alternativa e lì conducono esistenze insolite, lasciando tracce di sè in tutti quelli che sfiorerà. Ma non potrà fermarsi mai, attirato dal canto delle sirene che per lui proviene dal Grande Nord. Polvere siamo e polvere ritorneremo. Ma anche terra, e acqua, e neve. E alberi e vento. Come l’autodistruzione di molti eroi di Werner Herzog, che per meglio fondersi con l’universo che li circondava sono arrivati a farsene fagocitare, così anche Christopher procederà verso l’annientamento, uno dei tanti “ragazzi perduti” finito in mezzo alle nevi ostili dell’Alaska invece che su una spiaggia dell’India. “E ora, dopo due anni di vagabondaggi, arriva l’ultima avventura, la più grande.


Il film è scritto e diretto con grande intensità da Sean Penn, che ha adattato il romanzo del giornalista Jon Krakauer, Nelle terre estreme, vincendo le resistenze della famiglia di Chris con dieci anni di amichevole assedio. Into The Wild è interpretato con grande partecipazione, fisica e spirituale, da Emile Hirsch, che ricordiamo in Lords Of Dogtown e Alphadog. Toccante interpretazione anche da parte di Marcia Gay Harden, la madre, William Hurt, il padre e la giovane Jena Malone, la sorella.

Colonna sonora indispensabile di Eddie Vedder che interpreta le canzoni con la sua voce forte e amara, disillusa come gli eroi di questo artista che con i suoi Pearl Jam ha cantato un’altra faccia dei personaggi disperati alla Springsteen (le altre musiche sono di Michael Brooks e Kaki King). Spesso si usa dire “natura matrigna” ma in questo caso la natura, come una madre pietosa, si è ripresa qualcosa che le era sempre appartenuto e che si era sentito perso nella desolazione della famiglia, nella società comunemente intesa, nelle strade affollate delle città, nel vuoto di certi rapporti umani, molto più che negli sconfinati spazi di deserti, montagne, ghiacciai.

Direi da vedere.



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Torno ad essere Eliot Ness...

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 25-01-2008 17:22  
Contro le aspettative, e le speranze.., questo film mi ha lasciato molto perplesso.

Dirò megio quando potrò. Al volo: è un film troppo "parlato", troppe le "prediche", gli assunti etico-morali e filosofici chiusi, fino a diventare didascalico.

L'"avventura" dello spirito, la mistica della natura e della libertà, non è, per meglio intenderci, quella di Dersu Uzala, nè di Corvo Rosso non avrai il mio scalpo!

Con Into the wild siamo spesso più che altro nei paraggi del Marlboro Country e dello spirito boyscouteristico.

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TomThom

Reg.: 07 Giu 2007
Messaggi: 2099
Da: Mogliano Veneto (TV)
Inviato: 25-01-2008 17:53  
quote:
In data 2008-01-25 17:22, AlZayd scrive:
Contro le aspettative, e le speranze.., questo film mi ha lasciato molto perplesso.

Dirò megio quando potrò. Al volo: è un film troppo "parlato", troppe le "prediche", gli assunti etico-morali e filosofici chiusi, fino a diventare didascalico.

L'"avventura" dello spirito, la mistica della natura e della libertà, non è, per meglio intenderci, quella di Dersu Uzala, nè di Corvo Rosso non avrai il mio scalpo!

Con Into the wild siamo spesso più che altro nei paraggi del Marlboro Country e dello spirito boyscouteristico.


Già visto?? Spettacolo pomeridiano o mulo galoppante?
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fireballki

Reg.: 24 Gen 2008
Messaggi: 16
Da: firenze (FI)
Inviato: 25-01-2008 19:11  
quote:
In data 2008-01-25 17:22, AlZayd scrive:
Contro le aspettative, e le speranze.., questo film mi ha lasciato molto perplesso.

Dirò megio quando potrò. Al volo: è un film troppo "parlato", troppe le "prediche", gli assunti etico-morali e filosofici chiusi, fino a diventare didascalico.

L'"avventura" dello spirito, la mistica della natura e della libertà, non è, per meglio intenderci, quella di Dersu Uzala, nè di Corvo Rosso non avrai il mio scalpo!

Con Into the wild siamo spesso più che altro nei paraggi del Marlboro Country e dello spirito boyscouteristico.



Un po' mistico tipo "Verso il sole" di Cimino?


http://cineweb.blog.dada.net

[ Questo messaggio è stato modificato da: fireballki il 25-01-2008 alle 19:12 ]

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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 25-01-2008 20:28  
ovviamente da me non lo danno,porca di quella topa
ciao!

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 26-01-2008 00:31  
quote:
In data 2008-01-25 17:53, TomThom scrive:

Già visto?? Spettacolo pomeridiano o mulo galoppante?




No, visto in sala, in anteprima.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 26-01-2008 00:34  
quote:
In data 2008-01-25 19:11, fireballki scrive:

Un po' mistico tipo "Verso il sole" di Cimino?





Non saprei, non ho visto il film di Cimino.

La misitca di Into the wild è comunque molto umana.

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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 26-01-2008 00:35  
quote:
In data 2008-01-25 20:28, badlands scrive:
ovviamente da me non lo danno,porca di quella topa
ciao!



Dai.., possibile? Manco nelle vicinanze?
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 26-01-2008 18:54  
per vicinanze si intende almeno 55 km di strada appenninica.e dire che attorno a me ho 9 sale nel giro di 20 km
ciao!

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 26-01-2008 22:47  
io parlo come capolavoro puro. emozionale come pochi.
Trama: La storia vera di Christopher McCandless, conosciuto anche con il soprannome autoscelto di Alendander Supertramp. Convinto di cercare il vero senso della vita in un regime di vita selvaggia libero da qualunque pastoia data dai dogmi della società, sopratutto del denaro, si libera di ogni avere, abbandona la famiglia nel 1990 e vaga conoscendo varia umanità, fino a quando nel 1992 si reca in Alaska dove vuole coronare il suo sogno di rimanere 100 giorni isolato nella natura. Lì trova un pullmino in un accampamento abbandonato dove ...



Commento: Tratta dal libro di Jon Krakauer, la vita vera di Christopher McCandless e il suo desiderio di vivere nelle terre selvagge, libero da ogni vincolo della società e i suoi dettami. Una storia umana intensissima che avrebbe potuto far tremare i polsi ad ogni regista, ma non a Sean Penn, diventato ormai artista totale da diverso tempo, sia in direzione che in recitazione, che qui colleziona e ci dona una perla infinita dal valore poetico grandioso. La trama è semplice e lineare: il giovane Christopher McCandless subito dopo la laurea capisce che qualcosa ormai non lo soddisfa più nella sua famiglia e nel suo modo di vivere, dona i suoi averi a una associazione benefica, e parte per un giro itinerante a piedi (da trampoliere, supertramp) con destinazione finale la solitudine dell'Alaska per raggiungere un traguardo personale di completamento spirituale. Nel cammino incontra varia umanità e si relaziona con essa.
Sembrerebbe un tema affascinante per un film on the road da cui però pare difficile poter estrarre un autentico capolavoro cinematografico, invece grazie a una perfetta miscela di ogni comparto cinematografico (prima di tutto per come sono fotografati i paesaggi strepitosi che fanno sfondo alla vicenda ma anche protagonisti e antagonisti del giovane eversivo ragazzo), si forma una delle pellicole degli ultimi anni più umane, intense, coinvolgenti, stimolo di grandi riflessioni post visione che rimane impressa nel nostro animo a marchio di fuoco che non si vuole mai cancellare. La musica (ost da acquisto immediato) con le sue parole perfette (tra l'altro grande totale completa sottotitolazione delle canzoni, anche con i titoli di coda che scorrono) che fanno da arco e cornice alla vicenda che vediamo. I testi che leggiamo si integrano a completare il senso del peregrinare di Supertramp, che con la sua logica di vita strega non solo noi spettatori ma anche i personaggi che incontra, che da lui prendono beneficio e valore nuovo, quasi che dopo aver completato la sua visita e il suo incontro debba andare subito per portare altre parole a persone che ne hanno bisogno (il vecchio solitario, i due ragazzi di Copenaghen in visita in America, la coppia di Hippie e la ragazzina con la chitarra sedicenne che si innamora di lui). Il cammino è ogni volta irto di nuove fatiche, incontra vari tipi di ostacoli e con il paesaggio che cambia sempre bisogna che Il protagonista (un Emile Hirsch sublime, ricordiamolo in Alpha Dog e Il club degli imperatori) si adatti alle difficoltà, che affronta con sorriso e con caparbietà senza mai stancarsi, fino a che trova il suo Sancta Santorum nel Magic Bus, un pullmino abbandonato che in passato era usato per dei ritrovi o rifugio di cacciatori (quando lo scopre dopo aver gridato per essere sicuro di essere solo, rinviene un tavolo, un letto e qualche altro arnese da utilizzare). Il sistema di racconto è molto particolare : con un sapiente montaggio si parte dal momento del ritrovo del pullmino al freddo della neve dell'Alaska, poi con dei flash-back, cadenzati dal tempo che li dista dalla scena iniziale, si percorre il cammino spirituale di McCandless dividendolo in capitoli che sono il percorso della vita (dalla nascista alla saggezza/maturità).
I dialoghi sono eccezionali, parole nel vento che ci fanno venire i brividi con voci calde ed intense fuori campo, come le sensazioni della sorella che approva il comportamento del fratello ma vorrebbe sapere come sta, dialoghi da brivido che mettono a disagio per non sentirsi all'altezza della sfrontata utopia che il ragazzo coltiva, tanto sicuro di se da non capire che la sfida per abbattere le frontiere è pericolosa, irta di pericoli e sopratutto senza possibilità di essere direttamente raccontata da chi l'ha ideata ("voglio che quello che è successo lo racconti mio fratello, non qualcun altro"). Il tutto senza la minima sbavatura, con un racconto asciutto, completo, efficace.
Viene da pensare e riflettere che in fondo la parola "Alone" ossessivamente scritta sul legno sia un viatico per dare una similitudine di necessità nel dover vivere con un contatto anche nei territori selvaggi, perchè dal momento che è rimasto completamente solo e non può parlare con nessuno Christoper perde la sua sicurezza e le sue certezze, non dando beneficio ma neppure ricevendone, messaggio univoco di dover cercare il proprio senso della vita ma non per forza uscendo da ogni canone o aggregamento urbano/societario. E difatto quando rinnega uno dei suoi dogmi per disperazione ("Avere solo il necessario") uccidendo l'alce e prendendo più di quello che gli serve, la natura sembra voglia ribellarsi e punirlo. Ha vissuto due anni girando nelle difficoltà ma sempre con qualche valido appiglio, rifiutando anche un letto a cui ormai non era più abituato, ma ora che non ha nessuno deve per forza pagare il suo rifiuto totale non calibrato del fatto che non siamo soli e non possiamo ne dobbiamo esserlo per forza.
Oltre al grandioso protagonista (totalitario nella difficile parte) abbiamo la presenza performante di Vince Vaughn (con barbetta e baffi nei panni di un agricoltore trafficone), quella di William Hurt (l'arcigno e arido padre, vero motore della rivolta emotiva di Supertramp), e Catherine Keener (Jan Burres).
In definitiva un grandioso lavoro emotivo, che si fonda su immagini fondamentalmente semplici di grandiosi ambienti, ma perfettamente incastonate tra loro come una collana di perle dalle perfette tonalità di colore diverso. Lavori di questo livello e di questo valore, così sentiti e così poetici, dove ci troviamo ad essere impotenti umili spettatori di tanta forza sanguigna della sfida dell'uomo alla natura e ai propri limiti, sarà molto raro vederli in futuro, e dobbiamo ringraziare Penn per un regalo fenomenale giunto da dove ce lo si aspettava (la sua bravura ormai non era una novità) ma non certo che fosse di tale proporzioni, connubio perfetto di costruzione filmica con sentimento emotivo.
Da non perdere assolutamente per nessun motivo, sopratutto al cinema per ammirare a dovere il respiro della terra selvaggia, dove un uomo si scopre nei suoi limiti e nei suoi difetti. Non abbiamo diritto di autoescluderci totalemente, ma di scegliere con chi e come stare, e il mancato rispetto dei pericoli insiti non sempre è un orso caritatevole che ci ignora e non ci divora. Grazie Sean. Non sappiamo che cosa abbiamo fatto per meritarci questo regalo, ma ora che l'abbiamo nell'anima non lo lasceremo mai andare via.

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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT

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